Volendo analizzare le
tematiche dello sballo e della spensieratezza giovanile, verranno
messe in relazione due pellicole degli ultimi tempi, Spring
Breakers ed Eden, quest'ultima uscita il 13 agosto al
cinema. Entrambi film drammatici, i due lungometraggi affrontano la
tematica della ricerca di sé stessi, nel film di Harmony Korine
attraverso la fuga dalla realtà e la successiva presa di
consapevolezza, mentre in quello di Mia Hansen Løve
attraverso la vita vista nell'ottica di disk jokey.
Uscito in sala il 7 marzo
2013, il film sulle vacanze primaverili porta all'eccesso il modus
vivendi di chi, pur di fare nuove esperienze e scoprire nuovi
orizzonti, sembra cadere inevitabilmente nell'ambiguità. É quello
che accade alle quattro protagoniste, partite per la Florida alla
volta dello Spring Break, evento di una settimana durante cui
scorrono fiumi di alcool e quantità inebrianti di droga. In realtà,
messesi in viaggio per staccare dalla routine e fare nuove amicizie,
le quattro passerotte uscite dal nido (cit.) incomberanno
presto in un losco giro fatto di soldi e criminalità, affari che
sembrano turbare Faith (Selena Gomez) e che colpiranno Cotty (Rachel
Korine), in seguito al regolamento di conti tra Alien (James Franco)
e Archie (Gucci Mane). Una rivalità, quella tra il rapper e il suo
ex miglior amico, che porterà ad una tragica fine per entrambi,
dando al film un carattere sempre più noir.
Analogo a livello
tematico, invece, il film francese di Løve
concentra la narrazione sull'evoluzione del protagonista Paul Vallè
(Félix de Givry), diventato, da studente di letteratura un dj di
successo, membro del duo Cheers. Trasferitosi da Parigi a New York,
il giovane verrà preso dall'irrefrenabile desiderio di essere sempre
al top, cadendo talvolta in usi poco consoni, alcool e droga in
primis. Dovendo far i conti ben presto con il doveroso ritorno alla
normalità, il disk jokey parigino andrà incontro ad uno stato di
inadeguatezza, sottolineato anche dall'incontro finale con Louise
(Pauline Etienne), sua vecchia fiamma divenuta donna e madre. Non
scandendo bene i tempi, la sceneggiatura del film sembra voler
portare lo spettatore all'accettazione del mutamento progressivo
delle cose, scivolando attraverso una ricerca costante del proprio
posto, anche estraniandosi dal reale e dalla contemporaneità.
Cadendo pur troppo spesso sulla futilità del mondo attuale, il film
si configura come un crudo ritratto di alcune delle situazioni del
contemporaneo, quelle appartenenti alle nuove generazioni, anche qui
prese alla deriva, in un ottica meno corale rispetto al prodotto di
Korine.
Assimilabili
per alcuni aspetti del tessuto filmico, le pellicole risultano essere
sconcertanti ritratti della meschinità del mondo attuale, il primo
di una storia generazionale e il secondo di un organico che sembra
non risparmiare proprio nessuno. Confrontabili anche per le scelte
stilistiche, entrambe le pellicole risultano essere costruite secondo
l'estrema naturalezza caratteriale di fondo, ad anticipare il dramma
conclusivo della presa di coscienza derivata dall'incoscienza
iniziale.
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