LE DISSOLUTE ASSOLTE ............................... turbamento e condivisione nella ricerca di riscatto
Sarà in scena fino al
22 Giugno presso il teatro Campo d’Arte, in zona Campo de’ Fiori a Roma, uno
spettacolo dello scorso anno, ideato, scritto e diretto da Luca Gaeta,
visibilmente emozionato e soddisfatto per il riscontro che sta ottenendo la
messa in scena. Soggetto della pièce è la storia delle donne sedotte, rese
immortali e abbandonate dal Don Giovanni, le otto dissolute, riunite
all’interno di una casa chiusa, una sorta di grotta infernale, dove tenteranno
di espiare le proprie colpe.
Rivelando il carattere
interattivo e partendo da fuori, lo spettacolo intende coinvolgere il pubblico,
trasferendo la narrazione prima all’interno della casa e poi da una stanza
all’altra, una sorta di dislocazione del fulcro della narrazione, durante cui il
fido Leporello (Marco Giustini) si rivela conduttore e voce narrante
principale, perdendosi in analisi e circoscrizioni della personalità del suo
padrone, dando spazio anche alla riflessione. Centrali le figure delle donne,
tra cui la bella Miranda (Lucia Rossi), l’estroversa Zerlina (Glenda Canino),
Elvira (Eleonora Gnazi), Isabella (Mariaelena Masetti Zannini), le bimbe di
Maman (Annamaria Zuccaro), rivelatasi, in un certo senso, la tata delle giovani
donne e il conforto alla loro perdizione. Uno spettacolo attentamente costruito
che non desta dal sorprendere i presenti, dando spazio a qualche intervento a
sorpresa come quello di Lina Bernardi e ai momenti musicali, attimi emozionanti,
come quello della fisarmonica di Nela Lucic e del delicato quanto oscuro
violino di Melody Quinteros, costante per l’intera durata dello spettacolo. Quella
del Don Giovanni diventa una figura, una vera e propria maschera della
seduzione dell’uomo nei confronti delle donne, diventando protagonista
assoluto, perché causa della disperazione delle figure femminili perse nella
purezza di poesia e sensualità, evidentemente insoddisfatte per il trattamento
ricevuto. Sembra essere la condivisione l’unica via di fuga dall’angusta
realtà, un sostenersi a vicenda come se il peccato si alleggerisse se sorretto
da più mani.
Procedendo per le
stanze della casa chiusa a toni leggeri e talvolta seri, lo spettacolo si
rivela un lieto omaggio all’arte del teatro e una trattazione realistica,
fondata su una delle figure simbolo della storia, adeguatamente circoscritta
dai caratteri in scena, donne deluse e ingannate con la voglia di riscattarsi.
Identificando inoltre il veicolo dell’intero show nella figura di Leporello,
carattere che, non si schiera mai apertamente, la messa in scena lascia spazio
all’immaginario, rendendo quindi il pubblico interlocutore e richiedendo una
partecipazione attiva nell’analisi della situazione.
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