Proiettata durante la
serata di lunedì 6 Gennaio, in occasione dell’Epifania e della chiusura della
rassegna teatrale del Natale al Teatro comunale di Città Sant’Angelo, l’opera
prima di Milo Vallone dal titolo Anno
Zero, risalente all’anno 2010, affascina e colpisce risvegliando l’animo
sopito degli spettatori. Film ispirato dalla lettura della filosofia di Sartre,
suggestione primaria del teatrante abruzzese, il quale si rivela cresciuto a
livello artistico dopo aver curato la regia cinematografica dell’opera
sartriana. Ambientato in un’epoca in cui la Giudea era oppressa dai romani, il
soggetto della narrazione è la storia del capo villaggio Bariona, il quale
viene colto da una strana inquietudine iniziale nel momento in cui nella vicina
Betlemme stava nascendo il Messia. Dapprima scettico e categorico, il pastore
vieta agli abitanti di Beirut di recarsi presso la stalla del nascituro, mentre
poi si assiste al mutamento interiore del personaggio centrale, interpretato da
Milo Vallone stesso e particolareggiato dall’uso frequente dei campi stretti
nelle inquadrature. Attraverso questi ultimi, gli spettatori vengono condotti
nel viaggio vero e proprio che compie il protagonista nella riscoperta della
fede, perduta a seguito dell’aumento delle imposte da parte dei romani e
alimentata, però, dalla speranza costante, seppur sia essa sottesa. Alternando scene
in bianco e nero dell’analisi storica a sequenze a colori relative anche alla
narrazione della storia da parte dell’attore Edoardo Sarno, l’artista abruzzese
riesce a dare maggior respiro a quello spirito introspettivo che da sempre
offre nei suoi lavori. Il tema della sofferenza e quello della natività,
mescolandosi al soggetto narrativo della speranza e della gioia, vengono
confluiti nell’invito a continuare a credere che il regista vuole trasmettere
attraverso l’uso del mezzo cinematografico. Soddisfazione ultima del viaggio
intellettivo e sentimentale del protagonista è l’assunzione della libertà,
tanto voluta e ricercata, trovata infine nella natività celeste all’interno di
quella stalla, da cui prende atto la prima conversione della storia, quella di
Bariona, alla luce del primo mattino della nuova vita. Un progetto visibilmente
sentito a livello emotivo anche dagli altri interpreti, tra cui Ilaria
Cappelluti alias Sara, moglie di Bariona, accanto ai consiglieri e compagni dello stesso, tra
cui Emiliano Scenna.
È il primo lungometraggio totalmente made in Abruzzo,
girato interamente nella regione adriatica e con un cast abruzzese, per cui si
rivela indubbiamente un omaggio alla nostra regione e al capoluogo della
stessa, duramente colpito dal recente terremoto. È stato possibile rintracciare
nella narrazione stessa e nella resa cinematografica anche un grido alla
speranza che tutto possa cambiare, vivo come non mai nel periodo natalizio
giunto a conclusione.
Contesto del film costituito dalle radure della città
dell’Aquila e quelle del territorio di San Valentino in Abruzzo Citeriore, accanto
ai paesaggi del comune di Collemaggio, il tutto reso in una scenografia
naturale e realistica, a rendere maggiormente accattivante il prodotto
cinematografico, avvalorato anche dai diversi successi collezionati, tra cui la
partecipazione al Festival Internazionale del Film di Roma e quella al Festival
Internazionale del Cinema di Ostia nell’anno di uscita, accanto a quella alla
68ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 2011, guadagnandosi anche
una nomination come miglior opera prima al Sabaoth Festival di Milano. Con
l’apporto musicale del musicista Gianluigi Antonelli e la produzione della Tam
Tam communications, il prodotto riproposto sul grande schermo mostra
un’attenzione peculiare ai dettagli, accanto allo studio sui personaggi,
inserendolo nella categoria del progetto di Cine Prosa del regista e del suo
team. Ritenuta dalla critica specializzata uno dei migliori debutti
cinematografici dell’anno, la pellicola invita il pubblico a credere e a non
perder mai le speranze, dando spiraglio a quella filosofia esistenzialista
dello stesso filosofo francese, da cui Vallone prende spunto, trasformandola in
un manifesto storico e al tempo stesso attuale della settima arte, stimolo alla
riflessione razionale, suggerita da domande e provocazioni di fronte ad un
Mistero che ancor oggi incuriosisce tanti popoli del mondo.
La riscoperta della fede |
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