FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA ......... l'ottava edizione tra trattazioni personali e trionfi per l'Italia


Si è conclusa ufficialmente nella tarda serata di domenica 17 novembre, l'ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, il cui monito di fondo potrebbe essere quello di ribellarsi alla crisi e di affrontare la vita con positività, tema rintracciabile in alcuni dei film in rassegna. Tanti i premi e i riconoscimenti assegnati, tra cui anche il Maverick Director Award a Tsui Hark, regista di Young Detective Dee: Rise of the Dragon 3D, in proiezione sabato 16 e domenica 17 presso l'Auditorium. Tutto questo a testimonianza che il direttore artistico Marco Muller ha voluto dare un respiro extra – continentale a tutto tondo al festival, portandovi,infatti, anche molti prodotti asiatici. 
Tra i film del vecchio continente, merita, sicuramente, di essere citato quello della regista spagnola Isabel Coixet, intitolato Another Me, storia dello sdoppiamento di personalità di una giovane ragazza, Fay, la quale è costretta a confrontarsi con il prolungamento di se stessa, una sorella gemella parte di sé, di cui ignorava l'esistenza. Il tutto gira intorno ad un meccanismo di evoluzione della giovane, costretta a fare i conti con la propria anima e con il passato più remoto, per riuscire a risolvere l'intreccio face to face, davanti allo specchio, soluzione finale del trambusto esistenziale, maturato da sospetti di invidia e vissuto nella mente. 
La protagonista sul Red Carpet
-Sophie Turner-











Programmazione parallela al Maxxi di via Guido Reni, dove sono stati proiettati rilevanti documentari cinematografici su Bernardo Bertolucci e Massimo Troisi, in onore del quale è stata allestita una mostra di fotografie ed estratti della sua carriera presso uno dei foyer dell'Auditorium – Parco della Musica, in omaggio al cinema e a tutta l'arte italiana, mantenendo intatto lo spirito nazionalista della Fondazione Cinema per Roma, presieduta dal dottor Paolo Ferrari.








Valide proposte cinematografiche sono state presentate anche dall'Italia per la sezione Prospettive Doc, come dimostrano sia la menzione speciale a Fuoristrada di Elisa Amoruso, una storia d'amore anticonvenzionale in un paese ritenuto troppo convenzionale, sia il premio assegnato per il miglior documentario italiano al film Dal Profondo di Valentina Pedicini, con cui la regista arriva dritto all'animo degli spettatori toccandoli nell'intimità, essendo una storia che guarda da vicino la vita sotterranea di chi lavora in miniera, concentrandosi sulla figura dell'unica minatrice donna in Italia, Patrizia, la quale vive una serie di dialoghi e riflessioni con il padre defunto, attraverso un ricordo mai sepolto. Il film, documentando la tipica giornata lavorativa di questi uomini e di questa donna, analizzandone gli animi e ridefinendone le paure, vuole ribaltare le prospettive, mostrando come a 500 metri sotto il livello del mare, ci sia vita, quella dei minatori e della loro angoscia in una notte senza fine, riuniti in forma di protesta contro la chiusura dell'unica miniera di carbone in Italia. Ad emergere dal documentario una preghiera che, pur essendo dedicata ai morti, chiede ascolto ai vivi e cerca di sensibilizzare l'opinione comune verso migliori condizioni di lavoro: i minatori come i grilli, incastrati tra le fessure della terra. Il gioco di luci ed ombre è rilevante, tra oscurità principale delle scene e qualche spiraglio luminoso, immagine della speranza di un futuro migliore per le proprie famiglie, una speranza che viene identificata anche nel volto del più giovane tra i minatori, un ragazzo di soli venticinque anni. Musiche significative e caratterizzanti alla chiusura del film, tanto da dar ai presenti un input di riflessione sul lavoro, sull'Italia, sulla famiglia e, soprattutto, sulla vita. 


Altre riflessioni sul lavoro e sulle condizioni di un mestiere spesso ignorato giungono dal docu - film Tir dell'italiano Alberto Fasulo, premiato come miglior film dell'edizione 2013 del Festival Internazionale del Film di Roma. Si tratta di un road – movie che indaga sulla routine e sullo stress a cui sono sottoposti i camionisti, continuamente in viaggio sull'automezzo per rispettare i tempi delle consegne. Protagonista della trattazione è Branko, ex insegnante divenuto camionista per questioni economiche. Intorno a scenografie paesaggistiche accattivanti, unite a variazioni dialettiche intrise di suspance, si assiste ad una progressiva nobilitazione del lavoro di camionista, lasciando emergere la figura brillante del protagonista: non si tratta di un lavoro per tutti, a causa dell'estraniamento immediato dal resto del mondo, ma l'uomo riuscirà a dargli un senso, attraverso ostinazione, efficienza e forza di volontà, unite ad una forte motivazione di fondo.
Marc'Aurelio d'Oro ad Alberto Fasulo

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