DA ROCKY A CREED .......................................................... la naturale evoluzione della leggenda di un eroe
Diretto da Ryan
Coogler, il documentario andato in onda l’8 gennaio su Studio Universal passa
in rassegna, fino ad arrivare ad esaminare il lungometraggio Creed – nato per
combattere, la storia di un uomo, divenuto da bullo di periferia (cit. in Rocky
I) un eroe, un’icona per tutto il mondo e un simbolo di sopravvivenza (cit.
Sylvester Stallone). Proprio così, la saga dello stallone italiano non parla
solo di pugilato professionistico, ma anche di adattamento, disagio e lotta per
la sopravvivenza – queste le parole di Sly – al fine di acquisire una maggior
consapevolezza di sé.
Celebrazione di un eroe |
Nell’esclusivo
documentario in oggetto l’ideatore di Rocky affronta la caratterizzazione
personale del personaggio partendo dalla vittoria dell’Oscar con il primo
capitolo della saga fino ad arrivare al successo di pubblico e critica ottenuti
con Rocky Balboa del 2006. Una
scommessa, quella dell’ultimo film, in cui è possibile vedere un pugile ormai
in pensione decidere di rimettersi a boxare per un ultimo incontro e per far
uscire ciò che lo logora dentro. Storia di Rocky riconducibile alla vita stessa
di Stallone, il quale ha deciso di venire a patti con il suo orgoglio che, pur
avendo trovato solo disapprovazione, lo ha premiato ancora una volta, proprio
come nel caso del primo capitolo della saga, arrivato ad un successo poi
proteso per altri 5 episodi. Un’eredità incommensurabile quella consegnata
dallo stallone italiano al figlio illegittimo di Apollo Creed, interpretato da
Michael B. Jordan, il quale si dice pienamente soddisfatto di aver avuto
l’opportunità di entrare nel mondo di
Rocky (cit. in Creed). Questi e
molti altri gli aneddoti svelati nel documentario da parte dei protagonisti
Sylvester Stallone, Michael B. Jordan, Tessa Thompson, i cui interventi si
intervallano con quelli del regista Ryan Coogler e di molti altri, tra cui
Garrett Brown, inventore della Steadicam, particolare supporto meccanico che ha
permesso di filmare, ad esempio, le sequenze in movimento dell’allenamento di
Rocky, come l’indimenticabile salita sulla scalinata, immagine ormai impressa nella
mente multi generazionale. Proprio questo uno dei valori fondanti della saga
cinematografica di pugilato più famosa al mondo, il riuscire ad unire diverse
generazioni, da padri a figli, a dimostrazione di un prodotto intramontabile.
Partorita in tal modo l’idea dello spin – off Creed da parte del ventinovenne
Coogler, cresciuto con la passione condivisa con il padre per la saga di Rocky.
Uno dei franchising di maggior successo della storia, Rocky ha raggiunto,
restando sulla cresta dell’onda da ben 40 anni, un successo che ha lasciato
sbalorditi produttori, attori, registi e soprattutto l’autore, stupito che sia
diventato molto più che un successo momentaneo.
Successo progressivo per il film e per la star al contempo |
Una produzione senza
tempo, quella relativa al pugile italiano di Philadelphia interpretato dalla
star newyorkese di origini italiane, a cui va il merito di essere diventato
parte di qualcosa e non solo quello di aver interpretato qualche ruolo, poiché
– come dice Ryan Coogler – il tuo lascito
è il tuo passato. Motivo calzante, questo dell’eredità cinematografica, per
cui la nuova produzione assume un valore aggiunto potendo contare sulla
professionalità e sui consigli di Sylvester Stallone, il quale considera il
prodotto relativo alle gesta di Adonis una
continuazione dai risvolti inaspettati (cit.).
Confronto sul set |
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