THE LONE RANGER .............................. arguto gioco west per la nuova produzione Walt Disney Pictures
In prossimità del
periodo delle feste natalizie, da sempre corollato dai kolossal di animazione
Disney, verrà qui analizzato The Lone
Ranger, ultimo progetto cinematografico del regista statunitense Gore
Verbinsky, il quale si concentra, adattando l’omonimo fumetto degli anni ’50,
sulla possibilità di guardare il mondo con occhi diversi. Si tratta di quelli
di Willy, un bambino portato indietro nella storia come se il prodotto cinematografico
fosse una trasposizione soggettiva, tanto fantasiosa quanto reale. Tutto questo
grazie alla sua ammirazione per le gesta del cavaliere solitario chiamato Lone
Ranger e all’incontro con la figura imbalsamata dell’indiano suo alleato. Prima
scena che parte, quindi, dall’attualità narrativa, descritta nel contesto del
1933 in una location precisa, il Luna Park di San Francisco.
Agguato della banda di Cavendish |
il cavaliere solitario e il selvaggio |
Narrazione a ritroso,
dunque, in cui il protagonista John Reid, un uomo di legge interpretato da
Armie Hammer, dopo esser tornato a casa dalla famiglia, sarà chiamato a
sostituire nella giurisdizione del villaggio il fratello Dein, texas ranger caduto
in un imboscata ad opera del criminale Butch Cavendish. Da questo momento, John
assumerà le redini del paese e sarà affiancato dall’improbabile selvaggio Tonto,
interpretato da Johnny Deep. Spostandosi dalla narrazione oltre oceanica de I pirati de i Caraibi a quella del
vecchio west di indiani e cowboy, la squadra composta da Verbinsky, Buckheimer
e Deep gioca, anche questa volta, sull’umorismo avventuroso doppio, seppur vengano talvolta limitate le interpretazioni degli attori principali, vero fulcro narrativo.
Mancanza caratteriale sostituita, però, dal tema accogliente e dall’uso di effetti
luminosi e sonori nelle scenografie del cielo, del paesaggio e, volendo, della
favola, costruita attraverso un meccanismo a due personaggi, a cui va ad
affiancarsi la figura di un cavallo bianco, particolarità che vi rende maggior
lucentezza.
Il dialogo di Tonto con il cavallo bianco -UMORISMO- |
Uscito in sala a luglio del
corrente anno, il film, configurandosi come grido contro l’avidità e la
corruzione del mondo attuale, dà importanza all’elemento storico, lanciando
così il monito di non dimenticare né il cinema classico né il passato, poiché
basterebbe lo sguardo di un bambino a riportare tutto in vita, come suggerisce
l’intero soggetto di questo mix di atmosfere surreali e sogno, finalizzato a
dare un vano messaggio di speranza.
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