Studiando il cinema |
Il cinema gangster
degli anni 30 era, in qualche modo, legato al cinema sociale, in quanto nelle
pellicole annesse venivano riportate alcune delle vicende della vita quotidiana
e delle bande di strada, come nel film Le
notti di Chicago di Josef Von Sternberg (1927). Da questo esordio nel
cinema muto, passeranno circa tre anni perché il gangster movie guadagni un
certo prestigio, passaggio segnalato da film che traevano ispirazione dal
crimine organizzato cresciuto durante l’epoca del “proibizionismo”, tra cui Piccolo Cesare di Mervyn LeRoy (1930) e Nemico pubblico di William Weelman (1931),
fino ad arrivare a Scarface di Howard
Hawks (1932). Nell’articolo che segue saranno analizzati due dei film
appartenenti alle fasi successive e più mature di tale genere cinematografico,
interpretati da uno degli attori più caratteristici, Robert De Niro Jr., di
origini italiane da parte dei bisnonni paterni, molisani.
Il
talento sta nelle scelte (cit. Robert De Niro) …………………
questa la frase da cui è partita l’analisi relativa ad una minima parte della
carriera dell’attore, regista e produttore americano, di cui il 17 agosto
prossimo ricorrerà il settantesimo compleanno. Cresciuto nel quartiere
newyorkese Little Italy, il giovane De Niro esordì nel mondo della
settima arte nel 1965 nelle vesti di attore nel film Encounter di Norman C. Chaitin. Considerato un artista prolifico e
versatile, De Niro è uno dei cavalli di battaglia della sua generazione
cinematografica, di cui è uno dei maggiori interpreti. Avendo lavorato e
affermatosi, tra gli anni ’70 e ’80, al fianco di rinomati registi come Sergio
Leone, Martin Scorzese, Bernardo Bertolucci, ha collezionato sette candidature
all’oscar, vincendolo nel 1975 e nel 1981. Vicini al cinquantenario della sua
carriera, si nota come la costruzione dei suoi personaggi, delle scene, accanto
ad una particolare vena comica, siano partiti proprio da una sua scelta di
schierarsi davanti alla macchina da presa. Tra le sue numerose interpretazioni,
spiccano quelle di ruoli gangster
rivestiti ne Il padrino – parte II
di Francis Ford Coppola, in C’era una
volta in America di Sergio Leone e in Quei
bravi ragazzi di Martin Scorsese. Concentrando l’attenzione sulle pellicole
sopra elencate, si possono riscontrare due delle caratteristiche principali del
carattere di De Niro, quali il carisma e l’immersione nel ruolo interpretato,
particolarità che emergono sia nei panni di Don Vito Corleone della pellicola
di Coppola, sia nelle vesti di Noodles prodotto del regista romano che in
quelli di Jimmy Conway nel film di Scorsese. In concorso al 37° Festival di
Cannes, C’era una volta in America è
dalle classiche ambientazioni di tipo western ricalcate anche dalle musiche del
maestro Ennio Morricone.
Del 1984, il terzo capitolo della cosiddetta trilogia
del tempo, preceduto da C’era una volta
il West e Giù la testa, è tratto
dal romanzo di Harry Grey dal titolo Mano
Armata e si sviluppa tra la malavita organizzata della città di New York
all’epoca del proibizionismo e post proibizionismo. Si tratta di un film che
ricorre all’uso di flashback e forward, mostrando dapprima il protagonista
all’interno della fumeria d’oppio dei cinesi e poi nel bar gestito da Fat Moe,
lo stesso locale in cui viveva segretamente la passione per la bella Deborah,
sorella del titolare del posto, i cui movimenti di danza destavano emozioni nel
giovane David. Questo è uno degli elementi in sottofondo nel film, la storia di
un amore irrealizzato per Deborah che porterà Noodles allo sfinimento e a compiere
delle scelte sbagliate. Altro elemento alla base del film è il rapporto con i
compagni di gioventù, con cui il nostro David instaura un rapporto giovanile
basato sul rispetto. A riportare in città Noodles, scomparso per trentacinque
anni per far perdere le proprie tracce, è l’elemento della curiosità, la stessa
che da giovane lo portava a vivere situazioni criminali al fianco della sua
combriccola, di cui ritroverà Max, ormai diventato senatore e compagno di
Deborah, perdurante nella sua attività mafiosa coperta da una falsa agenzia di beccamorti. Particolare attenzione ai
dettagli e alle inquadrature soggettive, a delineare un intreccio narrativo
personale, contornato da un ritmo talvolta lento, specie nel ritrovamento di
Max, creduto morto da David. Struttura circolare del film che torna dove era
iniziato, tra i fumi dei cinesi, chiudendosi con un sorriso di De Niro, a
simboleggiare l’intera narrazione come un intero ricordo e rivisitazione del
passato, un momento degno di compiacimento.
Del 1990, invece, è la
pellicola diretta dal regista italoamericano Martin Scorsese, candidata a 6
premi oscar. La tematica narrativa si sviluppa a Brooklyn attorno alla storia
reale del pentito Henry Hill, protetto fin da piccolo dalla famiglia Lucchese,
cosiddetta banda dei bravi ragazzi con
a capo Paul Cicero che definisce il suo losco giro come la polizia dei
criminali. Affiancato a Jimmy Conway, alias Robert De Niro e a Tommy De Vito,
alias Joe Pesci, il ragazzo intraprende la carriera criminale tra furti e
contrabbando, spostandosi poi sul traffico di droga in modo da allargare il
giro, causa del suo arresto. Una volta scarcerato, Henry, costretto dal senso
di colpa e incastrato dall’FBI, decide di deporre contro i suoi ex compagni,
portandoli alla cattura da parte delle forze dell’ordine. Accanto al matrimonio
con Karen, Henry si lascia prendere da futili passioni vissute con Janine e
Sandy, dando così al film anche quel respiro sentimentale finalizzato a
renderlo più leggero, tra i temi di criminalità, droga e mafia. Considerato il
migliore dei film di Scorsese, la pellicola è avvalorata come una delle più
autorevoli tra quelle riguardanti il genere gangster ed è conservata dall’anno
2000 nel National Film Registry della biblioteca del Congresso degli
Stati Uniti d’America.
In conclusione, la
carriera dello stakanovista Robert De Niro può essere considerata come una
scalata partita dal teatro e arrivata sul grande schermo grazie alla
particolare disinvoltura e agilità artistica, dimostrata dal suo districarsi
tra differenti ruoli e generi, dal gangster al pugile (Toro Scatenato, 1977), interpretazioni valorizzate dalle diverse
nomination agli oscar, come quella per miglior attore non protagonista ne Il padrino – parte II d F. Ford Coppola
(1974). Tra gli altri riconoscimenti vanno segnalati, indubbiamente, anche il
Golden Globe ottenuto per miglior attore nel film drammatico Taxi Driver, il Golden Globe alla carriera
ottenuto nel 2011 e l’oscar per miglior attore non protagonista ne Il lato positivo – Silver lennings playbook del
2013.
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