Si conclude oggi la
prima settimana del Rome Independent Film Festival dell’anno corrente, ospitato
dal Nuovo Cinema Aquila a Roma, situato in zona Pigneto. Il dodicesimo Riff
Awards, realizzato in collaborazione con RomArtEventi e diretto da Fabrizio
Ferrari, è stato inaugurato con la jam musicale dal vivo di Stefano Malatesta,
Luca D’Aversa e Claudio Giovannesi, tra gli altri, durante la serata del 3
aprile presso lo Shari Vari, locale situato in zona San Giovanni, nei pressi
della Coin.
Numerose le proiezioni
in sala da giovedì 4, tra cui corto-metraggi, medio-metraggi, lungo-metraggi e
documentari di tipo “indipendente”, quindi autoprodotti. Si parte alle 16,40
con Farewell Tune di I. Kent e Two Weeks Tops di D.Hecht, cortometraggi
stranieri in concorso, il primo per la competizione internazionale Short
e il secondo per la competizione Student Short, il primo girato in Turchia
e il secondo in Israele, entrambi nati dalla volontà dei registi di fornire una
speranza a tutti i popoli, attraverso la comunicazione universale della musica
(in Farewell Tune Nuri è un
violinista) e quella estremamente semplice di Gomè con la nipote in Two Weeks Tops. Dalle 17, 20
appuntamento con tre documentari, tra cui Eros
dell’italiano Berardo Carboni, un viaggio attraverso l’Europa di tre attivisti
del Teatro Valle Occupato, tra resistenze e crisi. Un prodotto fluido e
polimorfo che unisce il reportage del viaggio alla passione del muovere
pensieri, idee e persone.
OPENING NIGHT FILM |
Durante la prima serata, invece, si assiste
all’evento Opening Night Film con la proiezione del film Il Futuro di Alicia Scherson,
lungometraggio che mostra la lotta per la sopravvivenza di una ragazza, Bianca
(Manuela Martelli), alle prese con il mantenimento e l’educazione del fratello
minore Tomas, in seguito alla morte dei genitori. Varie sono le vicende che si
diramano durante il corso della narrazione, tra cui quelle di una relazione e
di una convivenza forzate, tutte di
sottofondo alla storia principale di una donna in bilico tra reale e surreale
che sembra farsi sopraffare dai sentimenti e dal suo cuore. Nel cast del film,
spicca anche la figura dell’attore romano Nicolas Vaporidis, noto al grande
pubblico prevalentemente per il doppio successo di Notte prima degli esami e Notte
prima degli esami …. oggi. Girato tra Germania, Spagna, Italia e Chile, il
film segna un nuovo passo per la regista cilena, premiata già al Tribeca Film
Festival del 2005 per Play e presente
al festival di Rotterdam nel 2009 con Turistas.
La giornata seguente
viene aperta alle 16,40 dal film La Valle
dello Jato, documentario che ritrae la vita del giornalista Pino Maniaci,
intento a liberare la Sicilia dalla mafia e dalla criminalità attraverso
Telejato. Sarà la sfida per restare in
onda di questo controverso ribelle a prendere tutta la scena, affiancando
il tutto con una scenografia paesaggistica delle bellezze della terra sicula.
Si prosegue con i due corti Faccia da
ladro di A. Palminiello e Fratelli
Minori di C. Giardina, il primo vertente sulla questione esistenziale di un
uomo e il secondo che ripropone la vicenda della morte di Aldo Moro e Peppino
Impastato, assassinati il primo dal gruppo terroristico delle Brigate Rosse e
il secondo dalla Mafia. Tornando al corto in oggetto, la sceneggiatura mostra
tre militari di leva, impegnati in un posto di blocco su una strada deserta per
controllare il rapimento Moro. La regista, già messasi in luce con i premi
ricevuti in Italia e all’estero per i suoi precedenti corti, quali Turno di
Notte e La grande menzogna, si è avvalsa di una scenografia ben disegnata tra
le bellezze naturali da parte di Diego Ricci e dell’interpretazione di quattro
attori, tra cui anche il barese Paolo Sassanelli, visto anche in Figli delle stelle di Lucio Pellegrini.
Lungo-metraggio della seconda serata è Transeuropae
Hotel di Luigi Cinque, in cui tutti i personaggi interpretano se stessi,
tra cui gli appartenenti ad un gruppo di jazzisti in prova nell’hotel
siciliano. Si racconta della scomparsa del percussionista e dell’arrivo due
donne dalle favelas di Rio de Janeiro, una vicenda che si muove dalla volontà
di costituire attraverso picaresche avventure quella formula musicale che possa
richiamare l’uomo scomparso, configurandosi la narrazione come una meditazione
sulla contemporaneità e sulla magia.
La giornata di sabato,
invece, ha dato spazio anche alla proiezione del documentario sulla storia di
Maria Occhipinti intitolato Con quella
faccia da straniera – il viaggio di Maria Occhipinti, diretto da L.
Scivoletto. Il viaggio di una donna, raccontato attraverso gli occhi della
figlia e di altri conoscenti più o meno vicini, tra il comunismo e l’anarchia,
tra le lotte e la ricerca di giustizia per i contadini della sua città, Ragusa.
Mossa dalla volontà di impedire il richiamo alle armi, la pacifista si imbatte
con varie situazioni apparentemente senza via d’uscita, destando l’ira di molti
e lottando contro l’emancipazione femminile. Alice Roffinengo realizza,
servendosi anche della fotografia di Clarissa Cappellani un rigoroso montaggio
delle scene, tra cui anche quelle prese dall’archivio Luce di Cinecittà, tra
colore e grigi, resi in modo attento e degno di nota per il tributo ad una
figura simbolo del riscatto sociale degli ultimi sessant’anni di tutta la
penisola italiana, non solo della Sicilia. Proseguendo con la rassegna di
prodotti cinematografici, a spiccare sono i tre cortometraggi italiani
proiettati a partire dalle 17,50: Regina
bianca di Chiara Rap è la storia della vita di coppia di due giovani donne,
Bea e Andrea, in cattivi rapporti, quest’ultima, con la nonna ricoverata in
ospedale. Senza nessuna speranza di riconciliazione, Andrea è ormai rassegnata
all’idea della lite ma ad un tratto qualcosa le stravolgerà i sentimenti e le
previsioni, grazie al piccolo Federico. Particolarità di risalto del prodotto
è, indubbiamente, la componente musicale curata da Armando Valletta,
emozionante sia nel testo che nell’arrangiamento: “in mezzo a questo vortice, mi tengo stretto almeno te”. Erogatore 3 di Marco Napoli riflette,
invece, sullo sconforto di un giovane, costretto ad aspettare presso un
distributore isolato dove, però, non è da solo. L’ultimo corto di questo primo
pomeriggio è Matilde di Vito
Palmieri, la storia di una scolaretta turbata dalle situazioni della sua classe
e intenta a ritrovare la propria serenità combinando la passione per il tennis
e le suggestioni ricevute dal maestro. Mentre in sala 1 proseguono le
proiezioni con il documentario sull’università italiana, dalle ore 19,00 si è
potuto assistere all’incontro con alcuni professionisti del cinema nella sala 3.
Presentato dal British Council nella figura di Alison Driver, l’incontro prende
il nome di Creative Conversations in Films e viene moderato dal
professor David Pope, esponente internazionale del settore della settima arte.
La conversazione verte sul tema delle pari opportunità tra uomini e donne
all’interno dell’industria cinematografica italiana, confrontando due mondi e
metodi diversi, quello anglosassone e quello italiano. Ad intervenire nella
conversazione, la regista inglese Tina Gharavi e quella italiana Wilma Labate,
le quali reputano che il problema sia nella mancanza di una corrente di cinema
al femminile e dell’assenza di richiesta di uno stile cinematografico di donne
e identificano la soluzione nell’apertura ad altre idee.
The Clown |
Tra i film della
serata, anche The Clown di Selton Mello, un film che riflette sulla condizione
di una compagnia di artisti circensi, tra cui i clown Valdemar e suo figlio
Benjamin. Quest’ultimo compirà un viaggio nella scoperta della propria
identità, un tragitto che parte dalla ricerca di una donna, passa per la
delusione di trovarla sposata e culmina nel ritorno all’origine. Una
riflessione sul possibile compito di ogni uomo insita nella sceneggiatura di
Selton Mello e Marcelo Vindicato, fatta di colori e suoni spiccati, attraverso
la scoperta di se stessi e la conquista o riappropriazione di un ruolo sociale.
La domenica si è
configurata, invece, come una presentazione del mondo della settima arte
attraverso sei corto-metraggi italiani, a partire da Giocodimare di Luciano Schito, il quale propone la storia di un
uomo anziano rimasto solo a viver la sua vita quotidiana, in seguito ad un
terribile evento. Il pensionato, interpretato da Luigi Schito, deciderà di
riprendere in mano il proprio destino e di non abbattersi alle circostanze,
aprendo quindi, uno spiraglio alla speranza di una vita serena, seppur sia
stata estremamente vincolata dagli eventi. Il
fischietto racconta, invece, della fragilità di una bimba che, dopo la
morte dei suoi genitori, trascorre la sua vita con la sorella e un amico
immaginario, Elliot, attraverso un profondo distacco dalla realtà e un
quotidiano vissuto in una dimensione surreale nell’immaginazione. Ultimo corto
di questa prima trilogia pomeridiana è La
storia di Sonia, ambientato nella Firenze degli anni di piombo, in cui lo
spazio viene lasciato all’immaginazione e alla libera interpretazione nella
crescita di una bimba di undici anni fino all’età di trentaquattro anni.
Apertasi con l’omaggio al western de Il
buono, il brutto e il cattivo, la narrazione si configura come la
descrizione della generazione, presa in relazione con l’utopia della lotta
armata che ha segnato quasi dieci anni di storia, tra il 1970 e il 1979.
La storia di Sonia |
Alle
18,40, invece, si è potuto assistere alla proiezione del nuovo film girato in
India Drapchi, diretto da Arvin Iyer
e interpretato dalla musicista orientale Namgyal Lhamo, alias Yiga Gyalnang la
quale si batte attraverso la voce della sua musica contro i soprusi sul Tibet,
riuscendo a fuggire dal temuto carcere Drapchi verso il Nepal, portando con se
forza straordinaria, animo intatto e soprattutto la voce, con cui parla di
libertà ai più deboli. La serata prosegue con numerosissime proiezioni, tra cui The Silent City di Threes Anna,
occupatasi anche della sceneggiatura del film, in cui si racconta di Rosa, una
ragazza olandese che si trasferisce a Tokyo per perfezionare la preparazione
del pesce con il celebre Chef Kon, trovandovi, però, difficoltà ad inserirsi in
una cultura totalmente diversa dalla sua. Dibattendosi tra diverse conoscenze,
tra cui quella di Aki e diverse situazioni equivoche, come il lavoro presso
Mamma-san, la ragazza sembra disperarsi e non trovar via d’uscita ma resterà in
attesa di una parola di conforto e apprezzamento in quell’atmosfera sensuale ed
onirica di una città estremamente silenziosa.
Si chiude, quindi, il
weekend del Festival Indipendente del Film di Roma e dai risultati ottenuti si
è potuta notare una degna affluenza di pubblico, un soddisfacente
coinvolgimento e una significativa riuscita della trasmissione dei messaggi
molteplici, spazianti tra tributi territoriali ed omaggi regionali, fino ad
arrivare a percorsi storici e narrativi che mostrano la voglia di esprimersi di
questi artisti indipendenti e autoprodotti, gratificati anche dallo spazio
offertogli dal Nuovo Cinema Aquila per la presentazione delle proprie opere che
proseguirà fino a mercoledì 10 per poi chiudersi nel Closing Party di
giovedì 11 all’Animal Social Club della zona tiburtina.
Commenti
Posta un commento