Secondo
weekend del mese di ottobre all'insegna del divertimento nella zona
vaticana, dove, presso il teatro Le Salette, è andato in scena il
Tabulè di Tito, ispirato al Tito Andronico di William
Shakespeare e riproposto dopo il successo dello scorso maggio. Si
tratta di una tragedia dedicata alla vendetta che verrà esaurita in
un crimine ad opera del personaggio centrale, tale generale Tito,
interpretato diligentemente ed in modo esauriente. I personaggi
femminili, in maggioranza rispetto a quelli maschili, conferiscono
alla rielaborazione in oggetto un lato di estrema delicatezza e
sensualità sceniche, particolareggiate in Marzia, estroversa figlia
di Tamora e alquanto velate nella silenziosa Lavinia, figlia di Tito,
la cui tristezza costituisce uno dei caratteri della pièce,
ridisegnata simpaticamente.
Una
sorta di meccanismo di duplice vendetta, la prima, da parte di Aronne
e Tamora, nei confronti del generale, consumata colpendone la figlia,
motivazione della violenza adoperata nei confronti dei mandanti
stessi. Il generale diventerà folle ed arriverà ad uccidere perfino
la stessa figlia, trasfigurata dalle violenze degli uomini.
Il
regista Stefano Maria Palmitessa, portavoce della compagnia teatrale
Paltò Sbiancato, ha rivisitato il tema drammatico di questa cupa e
violenta tragedia, rendendolo più fruibile costruendovi attorno una
sottile ironia, portata alle estreme conseguenze in un unico atto.
L'ironia
accomuna tutti i personaggi, a partire dal ministro Aronne e dalla
stessa Tamora, i quali, dopo aver saputo del ritorno in patria del
generale, intenti alla preparazione dell'agguato nei confronti dello
stesso, si sono esibiti in sketch divertenti, allietando la serata e
gratificando il pubblico, accorso numerosissimo, entusiasta per il
tema agrodolce presentato. Accanto alle scene narrative, vanno a
configurarsi quelle di canto e ballo, con sapiente uso della musica e
della strumentazione da parte di Silverio Scramoncin,
a sottolineare l'intreccio costruito tra spettacolo classicheggiante
e teatro innovativo di ricerca e sperimentazione.
Una
tragi – comedy celebrativa del mito shakespeariano, da cui si nota
un attento lavoro della regia, della scenografia e delle musiche,
peculiarità, queste, unite ad una buona interpretazione e mimica
degli attori, ad un buon uso dei dialoghi aulici e ad una spiccata
rivisitazione del grottesco in questo adattamento fuori dagli schemi
e dai canoni tragici, caratteristiche che hanno reso lo spettacolo
avvincente anche grazie all'attenzione della compagnia nello
scostarsi dal realismo drammatico, poiché il
realismo non aiuta il teatro (cit.
Stefano Maria Palmitessa).
Il cast e il regista |
Commenti
Posta un commento